Come gestire un conflitto
Gestione del conflitto
Gestione del conflitto La comunicazione quando non è efficace genera un conflitto perché, come le recenti ricerche affermano che ogni individuo vive all’interno del proprio modello di mondo.
ma che significa in parole semplici:
Significa che l’essere umano percepisce la realtà circonstante in funzione di filtri percettivi che la mente rielabora in funzione di vincoli sociali neurologici e personali
i filtri sociali sono le convenzioni che gli esseri umani hanno dovuto mettere in piedi per trovare una cornice d’accordo tra di loro, dove ma maggior parte accetta così com’è.
facciamo un esempio: la parola strada ha un significato per molti di un luogo dove possiamo camminare giusto?
giusto, ma non per tutti. Qualcuno potrebbe fare riferimento alla strada come luogo dove circolano le macchine, altri dove andare in biciclette ecc. questo rappresenta che in linea generale la convezione in prima fase mette tutti d’accordo ma in una fase successive che mette alcuni in disaccordo
poi abbiamo in vincoli neurobiologici che racconta la scienza che non possiamo percepire la realtà allo stesso modo come la percepiscono gli altri perché semplicemente che neurologicamente siamo differenti questo che affermo è a titolo esemplificativo e non esaustivo bisognerebbe fare un intero articolo ma non è questo il caso.
vicoli personali sono i nostri valori e le nostre convinzioni che in funzione di una percezione personale possiamo cambiare il contenuto oggettivo di un evento interpretandolo positivamente o negativamente in funzione di diversi fattori oltre a valori e convinzioni anche in relazione allo stato emotivo in cui stiamo provando in un determinato momento
La premessa era d’obbligo per comprendere come nascono i conflitti tra colleghi in famiglio con il capo con il proprio responsabile ecc.
andiamo alla pratica che mi piace di più della teoria
CONTRASTO E CONFLITTO
Un luogo comune molto diffuso pone contrasto e conflitto lungo uno stesso asse quantitativo, da ciò risulta che il contrasto è semplicemente il “piccolo” del conflitto.
Questo è un grave errore.
La differenza tra contrasto e conflitto non è sul piano quantitativo ma su quello qualitativo: il contrasto riguarda infatti i contenuti mentre il conflitto si sviluppa sul piano della relazione.
Quando ci confrontiamo con un collega sulla decisione da prendere di fronte ad un problema, se ciò che davvero importa per tutti e due è semplicemente quale è la soluzione migliore per l’interesse dell’azienda, siamo di fronte ad un contrasto, indipendentemente dallo stile che verrà utilizzato per portare avanti la discussione.
Se invece, nella stessa situazione, quello che davvero è importante è chi ha ragione e chi ha torto, chi vince o chi perde, facilmente siamo in presenza di un conflitto. Se consideriamo contrasto e conflitto sullo stesso piano, rischiamo di voler evitare il contrasto considerato appunto l’anticamera del conflitto.
Questo errore ha due gravi conseguenze:
- Se in un gruppo di lavoro non si ha la libertà di poter esprimere il contrasto, il gruppo diventa sostanzialmente inutile, anzi un buon modo di sprecare tempo e risorse.
- La gran parte dei conflitti nascono proprio perché si è voluto evitare il contrasto.
Una volta che il conflitto si innesca è piuttosto difficile uscirne: il rischio è che si instauri una schismogenesi, (Per schismogenesi si intende quell’insieme di interazioni tra individui o gruppi che dà origine a divisioni tra i gruppi o gli individui stessi.) ovvero un processo di amplificazione della rottura tendente ad accentuarsi dopo ogni intervento.
Se all’inizio i contendenti cercheranno di mantenere circoscritto il campo di battaglia, il rischio è che il conflitto sfugga loro di mano e riversi il suo potenziale distruttivo anche su aspetti della loro relazione che sarebbe stato preferibile tutelare.
Questo può avvenire anche in tempi molto lunghi oppure può averla vinta la tendenza omeostatica del sistema, che quindi manterrà il conflitto dentro la soglia di rottura.
Una volta inseriti in una situazione conflittuale non è sufficiente che le due parti ne siano consapevoli e neppure che desiderino uscirne, anche se queste condizioni possono essere importanti.
L’interlocutore potrebbe non accettare la meta-comunicazione perché non ha intenzione di uscire dal conflitto oppure perché contiene un messaggio che darebbe un vantaggio all’avversario. In alcuni casi potrebbe anche essere stato scottato in precedenza da finte meta-comunicazioni e quindi oggi tende a rifiutare in blocco la strategia anche se presentata in modo pulito.
REGOLE DI MINIMA DA RISPETTARE:
- Spostare la comunicazione dal piano del contenuto a quello della relazione
- Evitare la dimensione della colpa
- Individuare obiettivi comuni
Ricordiamo che paradossale è una situazione che non può essere né vera né falsa, ma è semplicemente impossibile (es. paradosso di Epimenide: “Io mento”) e ha come effetto pragmatico di mettere il soggetto in una situazione di indecidibilità.
REGOLE DI MINIMA DA RISPETTARE:
- Il terzo deve essere percepito come equidistante
- Deve possedere uno status superiore a quello dei contendenti
RISCHI SE NON FUNZIONA: Il terzo viene triangolato. La richiesta del suo intervento viene percepita come un’aggressione e provoca rappresaglie.
DISARMO UNILATERALE. Si tratta chiaramente di un sistema pericoloso, in quanto l’altro potrebbe approfittarne per avvantaggiarsi; spesso comunque le perdite sono inferiori di quanto costerebbe mantenere il conflitto.
Richiede un grande controllo di sé anche perché spesso non viene capito alla prima mossa e perché sia efficace va mantenuto per lungo tempo anche se l’altro sembra non capire o non volersi adattare.
Una singola mossa di apertura spesso serve solo a confondere e finisce per avere la conseguenza pragmatica di inasprire il conflitto. È singolare constatare che l’uomo sia la specie animale presso cui questo segnale offre meno garanzie di successo. REGOLE DI MINIMA DA RISPETTARE:
•Il disarmo deve essere “pulito”, evitare i messaggi ambigui, anzi esplicitare le intenzioni quando possibile
•Il disarmo deve essere ripetuto: una singola mossa serve solo ad inasprire il conflitto
RISCHI SE NON FUNZIONA: L’interlocutore può approfittarne, si tratta della strategia da senso comune più rischiosa.
Rispettando le condizioni è comunque più efficace di quanto si sospetti e a volte meno costosa del mantenere aperto il conflitto.
LA RISTRUTTURAZIONE.
Consiste nell’introdurre un elemento nuovo nella situazione che abbia il potere di cambiare completamente il significato della stessa. Spesso l’elemento ristrutturante è assolutamente inaspettato e produce un effetto di rivelazione, analogo a quello introdotto nella trama di un film dal “colpo di scena”.
Si può ottenere ristrutturazione rendendo desiderabile un oggetto indesiderabile o, al contrario rendendo indesiderabile l’oggetto della contesa.
In altri casi si può combattere il problema amplificando lo stesso, oppure individuando un ulteriore problema più minaccioso.
Anche il paradosso può essere utilizzato per la ristrutturazione.
Nella ristrutturazione non ci sono vincenti o perdenti, viene semplicemente cambiato il significato del conflitto tanto che spesso lo stesso non ha più ragione di essere.
Per pura semplicità operativa, commettendo una forzatura teorica, proponiamo una distinzione tra quattro tipi di ristrutturazione: RISTRUTTURAZIONE
1 – CAMBIARE QUALCOSA NELLA PERCEZIONE DELLA SITUAZIONE DA PARTE DI UNO O PIÙ DEI SOGGETTI COINVOLTI
Si tratta di mostrare aspetti meno evidenti del conflitto o del contesto in cui si svolge.
Tutte le strategie volte a proporre alleanze contro nemici esterni comuni rientrano in questo filone. In effetti spesso ci si dimentica del vero nemico per la tendenza a reagire automaticamente a stimoli percepiti come aggressivi.
Si può anche cambiare la connotazione di comportamenti altrui, ringraziando per quello che forse è stato fatto come uno sgarbo, trovandone autentici risvolti utili e plausibili motivazioni di tipo positivo.
RISTRUTTURAZIONE
2 – CAMBIARE IL VALORE DELL’OGGETTO DELLA CONTESA
Di solito in un conflitto è presente un “oggetto della contesa” che viene percepito come qualcosa che tutti desiderano, oppure che nessuno vuole.
Si può intervenire sulla percezione dell’oggetto della contesa rendendolo più appetibile quando non è desiderato (La staccionata di Tom Sawyer) oppure rendendolo indesiderabile quando è appetibile (la strategia dei centri antiviolenza oppure dei sacchi di banconote con colorante) Le più note classificazione dei conflitti, basandosi sul rapporto verso un oggetto parlano di: AVVICINAMENTO – AVVICINAMENTO entrambe vogliono la stessa cosa ALLONTANAMENTO – ALLONTANAMENTO nessuno vuole una certa cosa AVVICINAMENTO – ALLONTANAMENTO uno vuole una cosa e l’altro no Questa matrice è applicabile anche ai conflitti intrapersonali.
RISTRUTTURAZIONE
3 – ENANTIODROMIA Il termine sembra sia dovuto ad Eraclito e si potrebbe tradurre come “La corsa agli opposti”.
Il suo significato comprende due caratteristiche, tra loro correlate, delle forze: da un lato il concetto di punto di rottura, ovvero la soglia quantitativa oltre cui una regola non è più valida.
Dall’altro la caratteristica delle forze, esasperate oltre un certo limite, di trasformarsi nel loro contrario: una fetta di torta può sicuramente rappresentare un grande piacere, due pure, probabilmente tra la ventiquattresima e la venticinquesima fetta di torta si situa una soglia che trasforma il piacere in dispiacere.
Un esempio concreto di come funziona se l’avversario è più forte di me, è inutile che mi opponga alla sua spinta, posso solo aggiungere la mia forza alla sua, magari cercando di sgambettarlo.
In questo caso la strategia assume la forma del “sabotaggio benevolo”.
RISTRUTTURAZIONE
4 – TECNICA DI CONFUSIONE.
Si tratta della più singolare tra le tecniche di ristrutturazione; infatti, nella prima si agisce sulla percezione, nella seconda sul valore dell’oggetto, nella terza sulle forze in gioco, comunque si lavora su elementi presenti nel conflitto; la quarta tecnica si basa invece sull’introduzione di un elemento totalmente incongruo con la situazione.
Talmente incongruo da far vacillare i significati attribuiti fino a quel momento. La tecnica di confusione è particolarmente indicata per fermare le escalations quando sembrano avvicinarsi al punto critico, basti pensare al vicino che interrompe la lite coniugale per chiedere il sale o alla funzione sociale di pratiche come lo svenimento.
Nel mio programma di business coaching stabilisco esattamente queste fasi per generare un metodo replicabile in azienda da parte di tutti affiche in presenza di un conflitto il processo per uscire alla grande e migliorare tutta l’organizzazione.