Uscire dalla zona di comfort. Sarà vero?
Hai mai sentito della storia di
USCIRE DALLA ZONA DI COMFORT?
Ti rivelo il sottile inganno, ma efficace che si cela dietro questa straordinaria storia e come puoi acquisire il distillato, il concentrato che ti aiuterà a fare il salto che desideri non uscendo dalla zona di confort!
Alcuni formatori hanno acquisito e diffuso, al fine di persuadere il cliente, la storia secondo la quale per chi vuole migliorarsi e cambiare “deve USCIRE dalla zona di comfort” buttando via il passato e quello che si è fatto finora stravolgendo la propria vita o quella degli altri.
La convinzione è che finché sei rintanato nella tua zona di comfort nella tua vita non succede nulla: piatta come l’acqua di uno stagno. Ma, quando finalmente l’abbandoni, allora sì che troverai un mare sterminato a tua disposizione e potrai godere delle belle spiagge caraibiche…
Mi sono chiesto molte volte: “Ma… veramente viviamo nella zona di comfort?”.
Incontrando molti clienti nella mia attività di Business Coach a napoli mi sono reso conto che non molti stanno nella loro zona di comfort, soprattutto di questi tempi nei quali le persone sono, per forza di cosa, costrette ad uscire di continuo dalla propria zona di comfort e magari non l’hanno neppure mai incontrata.
Altre persone, secondo me, non l’hanno mai abbandonata proprio perché ascoltare questo “leitmotiv” gli sarà parso naturale quanto “prendere una mazza tirarsela nei coglioni” come Tafazzi – il personaggio degli anni ’90 nella trasmissione Mai dire goal – giusto per provare l’ebbrezza di qualcosa che non è confortevole e, quindi, dovrebbe fare bene.
Come mai la dovrebbero abbandonare se ci stanno benone?
Andando al sodo, a meno che non intendiamo la zona di comfort come stare perennemente sul divano (che va anche bene ogni tanto), proviamo a rivedere in modo più utile quest’idea.
NON USCIRE DALLA ZONA DI COMFORT MA “ALLARGARLA”
Immaginiamo un cerchio che delimita la zona di comfort: credo che sia molto più utile parlare di ESPANSIONE della zona di comfort.
Sì, perché partire dal concetto che possiamo espanderla – quindi allargare i nostri limiti o i nostri confini di apprendimento e far leva sui punti di forza che hanno contraddistinto le nostre esperienze – rende sicuramente il passo molto più suggestivo, interessante e più semplice affrontarlo in sicurezza per scorgere e assaggiare meglio la vita e migliorare la nostra persona.
Mi piace pensare al concetto di inclusione: quindi, invece di uscire noi da questa zona, propongo l’idea di “fare entrare” dentro essa alcune cose per arricchirla e renderla più solida, per farla diventare una casa dalla quale partire invece che una barca da abbandonare.
Anche la filosofia che ha ispirato grandi cambiamenti negli uomini parte dal concetto che una ricerca di sé inizia proprio da sé, non da fuori, dalle fondamenta e dalla propria immagine, da quello che siamo e da quello che abbiamo, dai nostri talenti e dai nostri desideri, dai nostri sogni come anche dalle nostre cicatrici.
Inizierei con includere i nostri desideri, quelli stipati con cura nei nostri cassetti chiusi.
Poi vanno recuperati i progetti che abbiamo paura di intraprendere: anche quelli possono entrare di diritto nella zona di comfort.
Non posso lasciare fuori dalla mia zona di comfort certe insoddisfazioni e certi fallimenti anche se sono un po’ dolorosi. Ma essi ci ricordano chiaramente qualcosa che abbiamo voluto essere e non siamo ancora diventati.
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